“Inizio lo sciopero della fame e mi incateno qui a Villa Pamphili, dove si stanno tenendo gli Stati Generali, finché il governo non ascolterà il grido di dolore di noi invisibili e di tutti gli esclusi”. Così su Twitter Aboubakar Soumahoro, il sindacalista e attivista dei diritti dei braccianti. Dopo 8 ore è stato ricevuto da Conte. “Servono fatti, non più parole”, ha detto al premier.
Soumahoro chiede risposte su tre punti: riforma della filiera agricola, varo di un piano nazionale Emergenza Lavoro e un cambio delle politiche migratorie. A Villa Pamphili è arrivata anche una delegazione di braccianti “per far sentire – scrive Soumahoro – a una politica sorda il grido di dolore dei lavoratori della terra. Il governo ascolti le sofferenze, i sogni e le speranze di tante donne e uomini”.
Le richieste – Il sindacalista e attivista ivoriano, naturalizzato italiano, del coordinamento agricolo dell’Unione sindacale di Base, chiede risposte su tre punti.
1. Riformare la filiera agricola con l’adozione di una patente del cibo per garantire ai consumatori un cibo eticamente sano e per liberare contadini/agricoltori e i braccianti dal giogo dello strapotere dei giganti del cibo che favoriscono il caporalato.
2. Varare un Piano Nazionale Emergenza Lavoro per assorbire tutte le persone che hanno perso e che rischiano di perdere il lavoro per questa emergenza sanitaria.
3. Cambiare le politiche migratorie con: regolarizzazione di tutti gli invisibili con un permesso di soggiorno per emergenza sanitaria convertibile per attività lavorativa; cancellazione degli accordi libici e dei decreti sicurezza con riforma dell’accoglienza; cittadinanza a chi è nato e cresciuto qui.
“Per fare questo – ha spiegato ancora – chiediamo la solidarietà e il sostegno di tutte e tutti. L’unico simbolo che vi chiediamo di portare è la vostra umanità, i vostri dolori, le vostre sofferenze e i vostri sogni, le speranze e le idee di una comunità umana, solidale e sociale.
“Aboubakar Soumahoro si è incatenato nei pressi della sede degli Stati Generali e ha iniziato uno sciopero della fame che andrà avanti finché il governo non ascolterà il grido di dolore degli invisibili e degli esclusi. A partire dalle grida dei braccianti dimenticati dalla cosiddetta regolarizzazione prevista nel decreto Rilancio”. Lo scrive l’Usb – Unione Sindacale di Base in una nota. “Sono gli stessi lavoratori che a giugno hanno visto morire Mohamed Ben Ali, per tutti Baye Fall, nell’incendio della sua baracca a Borgo Mezzanone, nel Foggiano, e Adnan Siddique, ucciso dai caporali a Caltanissetta”.
Le Sardine aderiscono alla protesta – “Come sardine aderiamo sia nella sostanza che nello stile alla sfida lanciata da Aboubakar. Una proposta umile, intelligente e rivoluzionaria. Aggregare le battaglie, farsene carico senza interessi elettorali, arrivare alla radice dei problemi: questo è l’inizio di quella grande “coalizione”, dialogo e speranza che auspichiamo da mesi. Noi ci siamo con tutte le nostre forze e tutti i mezzi e le speranze possibili. Torniamo a dialogare, torniamo umani, torniamo a fare politica tutti insieme. Se non siamo capaci di aggregarci intorno a un simbolo, aggreghiamoci intorno a un’idea. Gli invisibili saranno visibili, non con le parole ma con i fatti”. Lo comunicano in una nota le Sardine. L’attivista Jasmine Corallo ha raggiunto il sindacalista fuori da Villa Pamphili.