È lunga poco più di 2 km, la Valle dei Mulini di Gragnano, vero e proprio parco naturalistico del territorio dove tra archeologia industriale e natura si dispiega uno dei paesaggi più caratteristici della provincia di Napoli.La valle prende il nome dai mulini che sin dal XIII secolo svolgevano attività molitoria in quel luogo naturale continuazione della Valle dei Mulini e delle Ferriere di Amalfi, che si trova nel versante meridionale una volta valicato il monte Cervigliano che domina la valle gragnanese.È il torrente Vernotico, privo di acqua nei periodi di assenza di pioggia, alimentato dalla sorgente della Forma, la fonte per i vari mulini sparsi nella valle. Un vero e proprio sito di archeologia industriale che mostra le attività produttive svolte dal medioevo fino allo scorso secolo. Costruiti in tufo o in pietra, con cupola a botte e due ali laterali per raccogliere le acque piovane da riutilizzare per gli animali, erano alimentati dalla forza motrice dall’acqua accumulata nelle torri laterali. Queste torri avevano un ugello trapezoidale che faceva uscire l’acqua a forte velocità e pressione investendo così le pale di una ruota orizzontale che iniziava a girare, a sua volta il palo di castagno posto al centro imprimeva la forza alle due macine superiori, di cui quella mobile realizzava la macinazione vera e propria. Una tramoggia permetteva di alimentare continuamente l’afflusso dei cereali, alcune leve permettevano di regolare la distanza tra la macina fissa e quella mobile a seconda del tipo di cereale da macinare.