Ieri proteste pacifiche per il caro affitti da parte degli studenti. Gli universitari hanno occupato, con le canadesi, le piazze del paese.
Milano, Bologna, Pavia, Firenze, Roma si sono ritrovate piene di giovani che chiedono al governo di abbassare gli affitti delle case, problema che investe soprattutto i fuori sede.
“Tetto al canone=tetto sulla testa”, questa la frase scritta sui cartelloni.
La segretaria del PD, Elly Schlein, ha affermato: “Insisteremo per maggiori risorse per il diritto allo studi. Servono maggiori alloggi pubblici per studentesse e studenti. Adesso con il Pnrr la questione qual è, che la parte di studentati per fare nuovi posti letto pubblici procede un po’ a rilento, mentre anche le risorse annunciate oggi dal governo vanno più verso le realtà private, quindi non diventano strutturali. Bisogna stabilire criteri chiari su come usiamo le risorse del Pnrr affinché siano soluzioni strutturali“.
Il governo ha deciso di sbloccare 660 milioni per le case degli studenti universitari. Per il 2026 dovrebbero aumentare a 60 mila i posti disponibili.
“Abbiamo chiesto un censimento degli immobili inutilizzati affinché vengano messi a disposizione per gli studenti“, ha dichiarato la ministra Bernini per cercare di risolvere un problema da sempre esistente in Italia.
Il diritto di alloggio, per molti, equivale al diritto di studio e la situazione è diventata davvero insostenibile.
Dall’altra parte, però, c’è chi è “stanco” delle proteste. Il deputato Rossano Sasso, della Lega, chiede agli studenti di “tornare a casa” data la decisione del governo di fornire 660 milioni per risolvere il problema.
I giovani universitari non si arrendono e pretendono i propri diritti in maniera civile e pacifica.