Sudan, si infiammano le proteste di piazza contro il colpo di Stato con cui i militari hanno preso il potere, da considerare che in poco più di un anno diversi tentativi di golpe hanno destabilizzato la difficile transizione democratica nel tormentato Paese.
Nella notte, infatti sono proseguite le manifestazioni, iniziate con scontri nella capitale, dopo il discorso del generale Abdel Fattah al-Burhan, che capeggia la guida del golpe.
Centinaia di persone hanno raggiunto, tra pneumatici in fiamme e strade bloccate, il “quartier generale” dei militari a Khartoum e si sono scontrati con l’esercito, che ha risposto aprendo il fuoco sulla folla. Il bilancio, ancora in aggiornamento, è di sette morti e decine di feriti. Un funzionario del ministero della Salute riferisce di almeno 140 feriti.
Nelle prossime ore è prevista una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per discutere sulla crisi. Al-Burhan ha annunciato lo scioglimento del Consiglio sovrano e dichiarato lo stato d’emergenza, a poche ore dall’arresto del primo ministro Abdalla Hamdok e di altri leader civili, che stavano guidando la transizione verso un pieno governo civile dopo la destituzione dell’ex presidente Omar al-Bashir nel 2019.
La giunta golpista ha anche annunciato la sospensione di alcuni articoli della costituzione e un nuovo «esecutivo indipendente», per «correggere la transizione». Al-Burhan, ha confermato, che le «elezioni libere come previsto per la fine del 2023, anno in cui ci dovrebbe essere il passaggio a un governo eletto».
Proprio la settimana scorsa, invece, il premier Hamdok aveva fatto sapere che il passaggio a un potere pienamente civile sarebbe avvenuto entro il 17 novembre, come sollecitato dalla piazza.
È stata intanto unanime la condanna del golpe da parte della comunità internazionale. Le Nazioni Unite, hanno chiesto il «rilascio immediato del premier», mentre gli Usa hanno sospeso gli aiuti, esortando il ripristino del governo civile. L’Unione africana auspica una ripresa del dialogo.
monsignor Christian Carlassare vescovo di Rumbek in Sud Sudan, ha dichiarato «Il golpe in Sudan si respirava nell’aria da tempo, c’era molta speranza nel governo appena formato. Si pensava fosse un governo laico, progressista e aperto all’ascolto delle istanze della popolazione».
Si auspica una ripresa dei colloqui e il ritorno alla normalità, il Paese è già in sofferenza per la difficile situazione pandemica e per un’economia fragile, una lotta intestina è da impedirla.
A cura di: Raffaele FATTOPACE