I bambini dell’asilo sanno usare il tablet alla perfezione, ma non sanno cosa fare con delle semplici costruzioni.
Nell’era del digitale e della vita costantemente on-line, l’innocenza e la fantasia dei piccoli sta rapidamente lasciando il posto alle immagini virtuali. I vecchi castelli composti dai famosi blocchetti di plastica, vengono prontamente rimpiazzati da simulazioni di quelli che erano i giochi di una volta.
La notizia allarmante arriva direttamente da Manchester, dalla “Association of Teachers and Lecturers” secondo cui da questa innata abilità derivi una preoccupante difficoltà di concentrazione e soprattutto una scarsa capacità di socializzare. A dare l’allarme sono le maestre delle scuole materne, le quali evidenziano come i bambini siano perfettamente in grado, maneggiando i tablet o gli smartphone dei propri genitori, ad accendere i suddetti apparecchi, sbloccarne lo schermo, scorrere tra le app fino a trovare i giochi o i programmi di cui sono interessati.
Colin Kinney, uno degli insegnanti dell’associazione, ha dichiarato ai colleghi d’oltremanica del Guardian: «Gli stessi bambini, raccontano le insegnanti, quando si trovano di fronte alle semplici costruzioni, non sono in grado di comporre alcunché, quasi come non ne fossero minimamente stimolati. Mancano di abilità manipolative. Gli stessi effetti» continua Kinney «vengono riscontrati nei rapporti con i propri coetanei, i quali non sono, infatti, in grado di socializzare tra loro».
Gli insegnanti, inoltre, affermano di interfacciarsi con bambini che giungono nelle loro classi dopo aver passato parte della notte a giocare con il computer. La loro attenzione è così limitata che potrebbero tranquillamente non essere presenti. A tal proposito, l’associazione pediatri britannici sostiene che l’uso degli apparecchi elettronici andrebbe vietato nel corso dei primi due anni di vita, mentre limitato ad un’ora soltanto nei successivi.
Svanisce davvero, quindi, la magia di quelle avventure improvvisate, in cui una cucchiarella di legno diventava una potentissima spada magica? Finisce così l’era delle ginocchia sbucciate per una caduta al parco? Si esaurisce così la fantasia di quei pomeriggi in cui tutto comincia con un “facciamo finta che…”?
È il passato che forma il presente, quello che eravamo si riflette in ciò che siamo. Ricordiamo allora ai bambini com’era bello essere piccoli negli anni Ottanta o Novanta. E no, non tramite una galleria d’immagini delle tante pagine Facebook a riguardo.
Quindi, grazie per aver letto questo articolo. Ora spegnete il computer, la televisione, il cellulare. Chiamate i vostri figli, nipotini, cuginetti e cominciate così: “facciamo finta che…”