Economia e Welfare

Terra dei Fuochi, 3500 ricorsi alla Corte di Strasburgo: chiesta condanna per l’Italia

Il caso della Terra dei fuochi approdata alla Corte europea dei diritti umani. Oltre 3.500 persone si sono rivolte a Strasburgo presentando una quarantina di ricorsi collettivi in cui denunciano l’Italia per aver violato il loro diritto alla vita e a ricevere tempestivamente informazioni corrette. Nei ricorsi si accusa l’Italia di aver violato l’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani in cui è stabilito che «il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge».

Inoltre, i ricorrenti chiedono anche di condannare le autorità italiane per il mancato rispetto dell’articolo 10 della stessa Convenzione, quello che sancisce il diritto a essere correttamente informati.

La Corte, a quanto si è appreso, ha raccolto le denunce ricevute in circa 40 ricorsi, ma nessuno di questi è stato ancora oggetto di comunicazione da parte di Strasburgo al governo italiano, bisognerà attendere per sapere come verranno trattati dai giudici.

Si tratta del problema della perpetuazione dell’emergenza rifiuti (e roghi tossici) in Campania. Gli interessati chiedono che si proceda all’accertamento della violazione del diritto alla vita ex art.2 della C.E.D.U. e del diritto all’intangibilità della propria vita privata e familiare ex art.8 sempre della Convenzione, anche sub specie del diritto alla corretta informazione ambientale, nell’accezione propria della giurisprudenza della Corte di Strasburgo, che ritiene che la nozione di domicilio sia riferibile non soltanto all’abitazione intesa in senso fisico, ma si estenda anche al diritto dell’individuo di godere pacificamente della stessa, senza interferenze che comportino un’alterazione del benessere psico – fisico. La Corte Europea ha sovente statuito che l’art. 8 della C.E.D.U. è finalizzato a garantire la piena tutela dell’individuo al rispetto del suo domicilio e della sua vita privata ed il suo ambito di applicazione si estende a tutte le ipotesi in cui i soggetti titolari del diritto siano afflitti da forme di inquinamento che ne rendano impossibile il pacifico godimento, mettendo contemporaneamente a rischio il loro benessere e la loro salute.

Manca ancora un sistema di tracciabilità rigorosa dei rifiuti speciali ed industriali particolarmente tossici per la salute umana. Vi sarà da valutare la gravissima e colpevole incapacità ed inettitudine delle istituzioni italiane, che erano ben consapevoli del traffico illecito di rifiuti che, da tutta la penisola, venivano sversati nelle zone agricole del casertano e del napoletano. Il pentito Schiavone ha avuto modo di chiarire inequivocabilmente come la vicenda abbia avuto origine nel lontanissimo 1988 e come della stessa fossero a conoscenza sia la Direzione Nazionale Antimafia che la Direzione Distrettuale Antimafia, ben prima di una sua audizione, avutasi in data sette ottobre 1997 e resa, poi, nota solo alla fine del mese di ottobre 2013 (a distanza di ben 16 anni). La richiesta è di condanna per lo Stato italiano per quelle che i denuncianti reputano essere omissioni ventennali, come, sostengono, ha dimostrato la desecretazione tardiva delle audizioni del pentito Carmine Schiavone.

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