E’ di queste ore la notizia che il Vescovo di Acerra Antonio Di Donna, ha lanciato il suo anatema contro le ecoballe provenienti da Eboli, invitando la cittadinanza ad unirsi al Sindaco e chiedendo allo stesso di fare quanto è nei suoi poteri per fermare le “balle”.
Ed è con questa notizia che, in occasione della trasmissione “Dentro i fatti” in diretta ogni lunedì alle 14.00 su Radio Club 91, Samuele Ciambriello ha invitato Don Maurizio Patriciello e l’oncologo Antonio Marfella a discutere del tema dei rifiuti tossici che ancora oggi affligge alcune aree della Regione Campania.
I nostri Vescovi – ha ricordato Don Patriciello – hanno chiesto e ricevuto in confessione persone che a loro volta hanno indicato siti di sversamento e sono venuti fuori 50 fusti terribilmente arrugginiti che purtroppo hanno già regalato al terreno del Vesuvio tutte le sostanze tossiche in essi contenuti. Non possiamo tacere, le future generazioni difficilmente ci perdoneranno questo scempio ambientale: il Vescovo di Acerra in questo senso sta facendo delle cose molto importanti e i giovani, in queste ore, stanno manifestando grande apprezzamento anche attraverso i social.
Ma una legge sulla “Terra dei fuochi” esiste da ormai 8 mesi, un segnale c’è stato, il problema è che di questa legge è stato applicato ben poco, forse quasi nulla.
Noi preti – ha continuato Don Patriciello – siamo condannati a sperare e lo faremo ancora; ci auguriamo che ci siano degli sviluppi positivi. Purtroppo però nella Legge del 6 Febbraio 2014 c’è qualcosa che non va, ne abbiamo parlato con il ministro Orlando e attendiamo che ci siano miglioramenti. Andare sui luoghi e arrestare chi ha applicato o in quel momento sta applicando roghi non serve. Lì sul posto si trovano immigrati o persone disperate che vengono pagate per commettere queste brutalità. Andrebbero individuati e catturati i mandanti.
Al fine di mettere un punto all’emergenza Terra dei Fuochi andrebbero presi ulteriori provvedimenti. Don Maurizio Patriciello ricorda che esiste una legge sull’inasprimento delle pene per reati ambientali ma, purtroppo questo provvedimento è fermo in Senato e chi per venti anni ha inquinato le falde acquifere del Volturno e ha occultato rifiuti tossici nelle nostre terre, se ne sta libero. C’è qualcuno che blocca questa legge, chi è non vuole che ci siano sviluppi in tal senso? La risposta è semplice e scontata, ha commentato don Maurizio. Ma il vero dramma, il vero punto di partenza di tutta questa situazione, sta nell’evasione fiscale. Sui roghi bruciano scarti industriali (pellame, tessuti, coloranti, solventi e collanti), tutti prodotti di aziende che lavorano in regime di evasione fiscale. Se abiti, scarpe o borse sono prodotti da aziende che lavorano a nero è naturale che i rifiuti di queste aziende siano sversati a nero: aiutiamo queste imprese, partiamo da questo, ha concluso Don Patriciello.
Sulla questione si è espresso anche l’oncologo Antonio Marfella che ha posto il punto sulla mancata informazione che ruota intorno all’inceneritore di Acerra. Acerra raccoglie i rifiuti di tutta la Campania perché nasce come impianto regionale di incenerimento dei rifiuti urbani smaltendo con incenerimento il 26% dei rifiuti regionali campani rispetto alla media italiana del 18 ed europea del 23. Con Acerra saremmo ampiamente coperti per chi vuole l’incenerimento dei rifiuti urbani Purtroppo però, paghiamo un prezzo molto più alto e cioè lo smaltimento degli scarti edilizi che non sono rifiuti urbani e abbiamo inoltre il problema di dover smaltire delle ecoballe come quelle di Coda di Volpe e di Eboli che palesemente rappresentano rifiuto urbano commisto con quote non specificate di rifiuti tossici: viene tutto “buttato” nelle ecoballe nelle ecoballe aumentando così il peso e di conseguenza il guadagno.
Infine Marfella si è soffermato sui prodotti locali, che molto spesso sono segnalati come “pericolosi” perché inquinati. Il 97-98% del nostro territorio – ha commentato l’oncologo – è pulito e continua a produrre la migliore quantità di prodotti agroalimentari d’Europa. Il problema ce lo stiamo creando con quel 2/3%: l’allarmismo non fa male, ma fa male l’esagerazione. Urge un censimento dei territori contaminati, un lavoro che la Forestale sta compiendo, ma ad ammazzare la nostra produzione è l’immobilismo, servono dei provvedimenti seri al fine di isolare definitivamente i territori non a norma e di convertire quelli “convertibili”: la lentezza delle nostre istituzioni, in questo senso, sta amplificando questo danno.
Secondo Luciano Crolla (Segreteria Regionale PD Campania) infine, siamo in una fase di rischio: i nodi veri non sono mai stati affrontati dal Sindaco e dalla Regione Campania. Nessuno si è mai impegnato seriamente per il ciclo di smaltimento dei rifiuti: non va sempre demandato tutto al Governo nazionale, le leggi ci sono, serve solo un cambio di rotta in Regione