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TORINO.IL POPOLO ARANCIONE SI RIBELLA AI TROPPI NO.SI ALLE GRANDI OPERE.

La piazza è quella aulica tra Palazzo Reale e Palazzo Madama, nel cuore di Torino. Un luogo simbolico che nei secoli ha visto scorrere la storia della città, rievocata oggi da chi ha scelto piazza Castello per dire sì alla Torino-Lione. Oltre 30 mila persone, per gli organizzatori, 25 mila per la questura: un successo, al di là dei numeri, che alimenta il dibattito sulle grandi opere. E, alla filosofia della decrescita felice, oppone una visione di futuro incentrata sulla crescita e sullo sviluppo. «Da oggi nulla sarà come prima. Da oggi cambia il vento», sostengono i promotori della manifestazione, riusciti nell’impresa di mettere insieme imprenditori e lavoratori, industriali e sindacati, giovani e vecchi. «Energie positive», come le ha definite la sindaca Chiara Appendino, che si è detta aperta al confronto. È stata la sua maggioranza pentastellata, con il no alla Torino-Lione in Consiglio comunale, a scatenare l’onda arancione – il colore scelto per la manifestazione. «La nostra è una iniziativa per dire sì alla Tav, ma anche a tante altre cose importanti. La città deve riprendere le redini del suo futuro», spiega Adele Olivero, una delle sette donne manager che hanno dato vita all’iniziativa. Il popolo del sì si è ribellato ai troppi no dell’amministrazione cittadina, dall’Olimpiade all’alta velocità. Nonostante una leggera pioggia che poco prima delle undici ha accolto i primi manifestanti, in piazza sono scesi tutti, le associazioni di categoria come i partiti: hanno aderito il Pd, i moderati, Forza Italia e anche la Lega, nonostante il partito di Matteo Salvini governi insieme al Movimento 5 Stelle che intende bloccare i cantieri e ha annunciato l’analisi costi benefici per l’alta velocità.

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