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Torino inaugura l’IXV: nuovo traguardo per l’Italia

Se la parola Shuttle vi ha sempre fatto pensare alla NASA e alla guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, da oggi potrebbe non essere più così. In questi giorni, infatti, pare che l’Italia si sia guadagnata un posto di tutto rispetto nel panorama delle nuove tecnologie spaziali, grazie alla creazione di un nuovo, innovativo Shuttle, largo appena 5 metri e lungo non più di 2. Si tratta di una navicella sperimentale denominata IXV, ovvero Intermediate eXperimental Vehicle, che avrà il compito di aiutare gli scienziati a comprendere quali siano le difficoltà di quei veicoli che faticano a rientrare in orbita ma potrebbe anche servire, in futuro, per trasportare rifornimenti e addirittura uomini nello spazio. Il tutto avverrà durante un viaggio della durata complessiva di 1 ora e 40 minuti, durante il quale si prevede che raggiunga quota 412 km prima di iniziare a rientrare alla base.

Cosa c’entra l’Italia in tutto questo? La navicella in questione è stata creata a Torino su progetto della Thales Alenia Space, in collaborazione con Finmeccanica e con l’appoggio della European Space Agency (ESA) e dell’Agenzia Spaziale Italiana, anche se a maggio dovrà essere ultimata all’ESTEC (European Space Research and Technology Centre), in Olanda. Il lancio è invece previsto per la fine di ottobre a Kourou, in Guyana francese, per poi terminare con lo splashdown nell’Oceano Pacifico, dove ci sarà una nave da recupero pronta ad attenderlo. E tutto questo avverrà in completa autonomia, senza il bisogno che ci sia un equipaggio o altro personale specializzato pronto a indirizzarlo e farlo rientrare dalla sua missione. Anche il razzo che porterà l’IXV in volo, il Vega, è stato messo a punto in Italia dalla Avio di Colleferro, e italiano è pure il Mission Control Center, la base Altec a Torino deputata alla ricezione e al controllo dei dati relativi al viaggio della navetta. «Con questo veicolo vogliamo studiare tutti gli aspetti del rientro che riguardano la sua guida e controllo nei momenti in cui le molecole atmosferiche si dissociano e il veicolo deve sopportare temperature di 1600 gradi centigradi causate dall’attrito. Si tratta di conoscenze che l’Europa ancora non possiede e deve acquisire» sono state le parole di Giorgio Tumino, a capo del progetto per la realizzazione dell’IXV.

Insomma, un vero traguardo per tutta l’Europa, un grande orgoglio per l’Italia.

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