Da Atlanta a Rio, vent’anni sempre tra le migliori quattro squadre alle Olimpiadi. E adesso in finale per una vittoria inseguita da un quarto di secolo e da tre generazioni di pallavolisti. L’Italia vince al tie-break una partita epica ed equilibratissima.
Un avvio traballante Lo spettro dei sei gol incassati ieri dal Settebello in avvio della semifinale contro la Serbia ha forse fatto capolino nella testa degli azzurri anche contro gli Stati Uniti. Un inizio di primo set choc per l’Italia, pieno di imprecisioni e di braccia rattrappite.
Gli azzurri vanno sotto di sei punti. Poi, lento ma inesorabile, il recupero. Grazie alle battute dello Zar Zaytzev, alle schiacciate dalla seconda linea del ‘wonder boy’, il diciannovenne Simone Giannelli, alle diagonali e ai muri di Juantorena, lo strappo viene ricucito sul 23 pari.
E’ un finale di primo set molto equilibrato. Gli azzurri mettono in campo grande orgoglio, annullando cinque palle set degli States. Poi, sul 28 pari, ci pensa Birarelli con due ‘ace’ micidiali: Italia avanti 30 a 28.
Nel secondo set gli azzurri quasi sempre avanti di uno o due punti. Poi, sul 21-19 per l’Italvolley, sono gli americani che rimontano come aveva fatto l’Italia nel primo set: il pareggio arriva sul 21 a 21. Poi il vantaggio degli States, per la prima volta sul 23-22. Al terzo set ball per gli americani gli azzurri cedono: 28 a 26 per i nostri avversari.
Inizio terzo set fotocopia del primo. Ma, senza l’orgoglio che ci aveva fatto recuperare in avvio, la partita si trasforma in un incubo. Gli azzurri staccano la spina e subiscono uno svantaggio massimo di 16 punti: chiudono sul 25 a 9 uno dei set con maggiore divario nella storia delle Olimpiadi.
Il risveglio A vederli di nuovo in campo pochi minuti dopo, sembrava che l’avessero fatto apposta, come se fosse una tattica geniale, quella di riposarsi prima del tie-break. Il quarto è stato un set con continui sorpassi delle due squadre. Mettiamo la freccia e passiamo avanti noi solo sul 23 a 22, con un ‘ace’ a 111 chilometri all’ora dello Zar Zaytzev.
Quando gli Stati Uniti hanno allungato (21 a 18, poi 22 a 19), ci siamo chiesti perché in campo la grinta non ce l’abbiamo messa prima. Perché gli azzurri abbiano voluto farci pensare che al Maracanazinho fosse di colpo scattato il black-out. Ma poi il pareggio (22-22) e tre ‘ace’ finali dello Zar Zaytzev hanno riacceso la luce: 25 a 22.
Tie-break sulla scia dell’equilibrio del quarto set. E anche dell’entusiasmo per un recupero che sembrava impossibile. La cartolina del set è l’esultanza del perugino Buti quando sigla il 9-6. La rabbia e l’orgoglio, il riscatto, la paura e il sollievo: sono tutti nei suoi pugni alzati. Gli azzurri vincono 15 a 9. Domenica alle 18.15 c’è l’ultimo atto: la sfida per l’oro con la vincente tra Brasile e Russia.