Questa volta comingsoon.it ci mette a disposizione un’altra chicca molto particolare e dalla curiosità rilevante, resa possibile anche grazie alla collaborazione di Carola Proto, appassionata di cinema italiano e commedie sentimentali.
Il blue filter è quel particolare effetto bluastro dedito a conferire drammaticità e malinconia a quella nota scena della saga nella quale, al termine di una partita di Baseball disputata tra Vampiri, le due fazioni protagoniste sono pronte a sfidarsi. Queste le parole della Proto nel suo articolo: “Sono in molti a pensare che Twilight, il primo capitolo della Twilight Saga, sia il migliore della serie, non solo per la trama e per il fascino della novità, ma anche per il look, o meglio le scelte stilistiche della regista Catherine Hardwicke“.
Ma come sarebbe stato Twilight senza questo piccolo “trucchetto”? Questa domanda è stata posta non solo dai fan della saga ma anche da molti utenti sul web, tant’è che è stat resa pubblica – divenuta poi virale in non molto – una foto della sprovvista del cosiddetto effetto notte, che vi allegheremo di seguito.
Inutile dire quanto sia stato vispo lo sconcerto dei fan. Come citato dalla Proto, la foto che ha rimbalzato sul social è stata scattata in occasione della scena della celebre partita di baseball, accompagnata da “Supermassive Black Hole” dei Muse e l’effetto è completamente diverso.
Ciò che particolarmente ha attirato l’attenzione mediatica degli utenti su Twitter è stato il commento iconico di una ragazza, il quale non pecca di assoluta e pura ironia: “Twilight senza il colore blu è semplicemente High School Musical“.
A conclusione di un così buffo retroscena della celebre saga, l’articolo merita di racchiudere parole calzati della giornalista di Comingsoon, quali: “Se ben ricordate, tempo fa Nikki Reed aveva raccontato che per eseguirla al meglio delle proprie possibilità gli attori avevano studiato i movimenti dei gatti. A vederla così ci sentiamo spiazzati, soprattutto dinanzi alle espressioni di ferocia di alcuni interpreti. E’ pur vero, però, che i miti, o meglio i cult movie, andrebbero lasciati dove stanno, senza cominciare con il giochino del “e se invece“”.