Food

Ucraina: Federdistribuzione, a rischio aumento prezzi alimentari fino al 10%

Per il 2022, in base alle proiezioni delle stime dell’inflazione, i prezzi per il settore alimentare sono dati in aumento tra l’8% e il 10% e in questo caso potremmo assistere ad un calo dei volumi tra il 4% e il 5% dell’intero mercato.

Una situazione che metterebbe a rischio la sopravvivenza di intere filiere produttive. La ricerca di maggiore convenienza, in particolare, potrebbe aggravare le filiere produttive italiane che hanno maggiore qualità ma prezzi superiori.

La tenuta dei consumi, pertanto, è un punto centrale” . Lo ha detto Carlo Alberto Buttarelli, Direttore Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione in audizione alla Commissione Agricoltura alla Camera sulle problematiche connesse all’aumento dei costi dei prodotti agricoli a seguito dei recenti sviluppi del conflitto in Ucraina.

Stimiamo che le nostre imprese abbiano un’inflazione all’acquisto non ancora scaricata sui prezzi di vendita del 2 – 3% circa – ha precisato Buttarelli – ma questa è una situazione ovviamente che non saremo in grado di reggere per lungo tempo.

Pertanto questi aumenti verranno portati gradualmente al consumo. Il punto centrale – ha aggiunto – è vedere la reazione del consumatore di fronte a questi prezzi; circa 60 milioni di persone che entrano più volte alla settimana nei nostri punti vendita che chiedono di essere rassicurati sui prezzi dei beni essenziali“.

Il Direttore ha poi aggiunto che “secondo una rilevazione che abbiamo commissionato a Ipsos a marzo 2022, il 78% dei consumatori sono pervasi da elevata incertezza, il 75% sono preoccupati per la tenuta della propria situazione economica. Le famiglie, tra l’altro, sono molto informate sulle dinamiche dei prezzi per l’86%. In realtà il rischio della continua crescita dell’inflazione è l’effetto rilevante che avrebbe sull’andamento dei consumi. Un’indagine di Aerai, inoltre – ha ricordato – stima che un aumento dell’1% dei prezzi possa corrispondere ad una riduzione fino allo 0,6% dei volumi.

In base sempre alla ricerca Ipsos molti consumatori stanno già ponendo in atto consumi difensivi, limitandoli o trovando soluzioni più economiche“. Secondo il Direttore le aziende hanno finora assorbito parte dei maggiori costi e contenuto l’incremento dei prezzi, ma occorre intervenire con azioni di sostegno dei consumi. (ANSA)

Potrebbe piacerti...