Buone notizie, dai banchi del governo, per gli affezionati alla lettura in digitale.
La Commissione Bilancio della Camera, infatti, ha approvato alcuni emendamenti per quanto riguarda la legge di Stabilità, tra cui spicca il provvedimento a favore dell’editoria tascabile. L’Iva sui libri elettronici, i così-detti ebook, infatti, scende dalla precedente massima del 22, alla minima del 4%, attraverso una manovra sostenuta da tutte le forze politiche.
A dare la notizia è il ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini, il quale, via Twitter, scriveva: «Ho appena presentato emendamento del Governo per portare IVA Ebook al 4%. Una battaglia giusta. #unlibroèunlibro».
Un libro è un libro, appunto! A tal proposito, l’Associazione Italiana editori lo scorso 31 ottobre aveva lanciato una campagna online che in poco più di due settimane aveva prodotto oltre 27mila discussioni in merito all’argomento. A loro supporto, si erano da subito schierati altri parlamentari come Piccoli Nardelli e Causi (PD), Palmieri (FI), Giordano (SeL), Caparini (Lega) e Librandi (Scelta Civica).
Non si capiva, infatti, per qualche assurdo meccanismo burocratico, i libri in formato digitale subissero una così forte discriminazione al confronto dei cugini cartacei che, al contrario, beneficiavano dell’imposta al 4% come tutte le iniziative editoriali.
«Quello di Franceschini – dicono dal Mibact – è un emendamento che prevede, ai fini della imposta sul valore aggiunto, di considerare libri tutte le pubblicazioni identificate da codice Isbn e veicolate attraverso qualsiasi supporto fisico o tramite mezzi di comunicazione elettronica. L’Iva sugli ebook viene abbassata al 4% ed equiparata a quella prevista per i libri cartacei, superando così un regime fiscale discriminatorio sulla lettura».
Brutte notizie arrivano, però, da Bruxelles. La Commissione Europea, infatti, intende sì modificare la legislazione europea in materia di Iva, però, aggiunge anche che un ebook non è equivalente a un libro stampato, a causa di considerazioni legali, formali ed economiche.
Sanzioni in vista, dunque, per il nostro Paese che, al pari di Francia, Olanda e Lussemburgo, deciderà, comunque, unilateralmente su tale provvedimento.