di Samuele Ciambriello
Siamo tutti in cerca di pace e di vita, in cerca di speranza e fraternità. Sì, la nostalgia della “fraternità”, cenerentola da riscoprire. Fraternità è per donne ed uomini dalle spalle grandi, dal cuore aperto, dalle convinzioni radicali.
La fraternità dà senso alla libertà, cammina con l’etica della responsabilità. Coloro che hanno responsabilità in ogni campo della vita pubblica devono avere nel loro dizionario questa parola che supera il vuoto della demagogia e del populismo. E mentre abbiamo salutato quest’anno di crisi e di promesse senza troppi rimpianti, vorrei invocare il valore della mitezza nel nostro agire quotidiano, perché di aggressività ne abbiamo vista fin troppa nel 2014. “Beati i miti perché erediteranno la terra”, recita una delle beatitudini evangeliche.
La mitezza, un valore bistrattato, illogico, irreale. Eppure la mitezza se rientra nel nostro dizionario riesce a sconfiggere il cinismo, la competizione, l’aggressività e l’ambizione personale. Con la mitezza smettiamo di litigare nelle retrovie, di avvelenarci in recinti chiusi e riprendiamo a camminare, con passo regolare, verso il prossimo.
Si “il prossimo!” Certo la tentazione di bastarci, la fantasia di onnipotenza, di essere unici al comando, la paura dell’altro spesso ci fa dimenticare di “amare il prossimo come noi stessi”. Quello che ci è accanto, il più povero, il più debole, lo sfruttato. Quello che dobbiamo liberare, non solo assistere per un po’. Taluni considerano gli Altri estrema periferia dell’Io. Gli altri oltre che essere possessori dei nostri stessi diritti hanno la nostra stessa dignità. A volte andiamo verso gli altri sono per utilità. Per chi è credente il vertice fondamentale del suo lavoro spirituale è la preghiera per l’Altro. La preghiera che è pensiero, vita concreta, fiore dello spirito, è dono ed intercessione. Pregare per un altro significa regalargli pensiero puro, calore, consolazione. Il mondo è in attesa di consolazione. Mai soli è la parola di consolazione. Consolazione non è buonismo. Consolazione è esserci, è vivere la condivisione. La retorica dell’ottimismo predilige gli inizi d’anno. Così si offende l’antica sapienza. “Senza carità non si arriva da nessuna parte”. L’ottimismo da talent show si sconfigge con la fede vera, la speranza che il “già” impedisce al “non ancora” di trasformarsi in una disperante illusione. La “fiducia” si nutre di verità e non teme di chiamare le cose con il suo vero nome. La fiducia, non sappiamo più in chi riporla! Fiducia in noi stessi. Fiducia in chi ci offre protezione, ci rasserena. La fiducia è il primo atto di fede, significa ammettere che non ci siamo fatti da soli e non possiamo farcela da soli.
Auguri di cuore. A tutti noi auguro di avere, se non tutte, almeno alcuni di questi valori, di queste parole nel nostro dizionario, non solo per scaldarci il cuore, ma come inno alla vita e alla speranza. Adelante!