di Samuele Ciambriello
Per orientarsi nella galassia delle periferie serve una mappa,servono criteri,metodi,testimoni.Per fortuna c’è chi è ancora a metà strada dal mondo spirituale,simile a quella del sogno e chi condivide sulla propria pelle.Questo testimone,questa donna dello stupore,Carmela Manco,l’ho incontrata nella periferia di San Giovanni.L’impatto è immediato:”
“Come mi definisco? Una consacrata. Ho speso una vita intera per gli altri. Le Istituzioni? Per quanto riguarda la municipalità, basterebbe concordare sul da farsi; dovrebbero scendere più spesso tra la gente, capire i problemi reali del quartiere, il rapporto e la condivisione con le persone del territorio può solo avere effetti positivi. Il Comune dovrebbe avere più considerazioni delle realtà che lavorano seriamente sul territorio e cominciare a sostenerle. Un esempio? Il taglio delle imposte comunali. E’ incredibile il livello raggiunto dalla tasse dei rifiuti, peso che un’associazione che lavora per il riscatto sociale non dovrebbe sostenere. Abbiamo, a causa dei continui ritardi nei pagamenti, sospeso i progetti con il Comune. La Conferenza Episcopale Italiana ci ha sostenuto per la costruzione del bar e ristorante sociale.”
Durante la visita alla sua Associazione Figli in Famiglia,nel Centro polifunzionale l’Oasi,a via Ferrante Imparato,Carmela con le sue istantanee ha sempre proposto un racconto civile,immagini e parole legate al realismo e al buon senso.Carmela smaschera il visibile,smonta,esamina come un meccanico,viti,bulloni,pistoni di un mondo che a volte gira troppo bene solo nei quartieri “alti” di Napoli. Il legame con la periferia è profondo,reale,difficile,ma appassionato
“Affittammo questo edificio nel ’98, per poi comprarlo nel 2005. Si aggiunse poi un ‘’bene confiscato’’ dove vengono realizzate le opere in collaborazione con la parrocchia, che prima venivano attuate con l’aiuto della scuola ‘’Nino Cortese’’ (dal ’93). Abbiamo fatto la storia dell’associazionismo, siamo stati tra i primi a capire che bisognava spendersi sul territorio; offrivamo, già allora, un’opportunità reale ai ragazzi del quartiere lasciando la scuola aperta fino a sera, con corsi sociali aperti a tutti.. Lavoriamo per dare a questi ragazzi la prospettiva di un lavoro onesto in una realtà difficile.Il codice etico si fonda sulla Costituzione italiana e sui suoi valori di democrazia, libertà,centralità del lavoro,solidarietà e tutela dell’infanzia.”
Lei incontra le persone,cammina con le persone,in una giornata passata con lei,compreso il pranzo con una decina di persone che trovano ospitalità e il parroco don Gaetano Romano il cofondatore dell’esperienza di solidarietà,il cronista ascolta il vero,non la narrazione,ma la vita reale. In quei spazi di formazione,di palestra,di ballo,di teatro,di bar,ristorante è un continuo via vai.Tutti vivono nelle relazioni di gioia e dello stupore che,come sappiamo,è la condizione di partenza di qualsiasi processo creativo.Da cosa ripartire,quali le priorità per i suoi ragazzi.Carmela Manco seraficamente cosi conclude:” Una qualifica scolastica finalizzata per entrare nel mondo del lavoro. Qui si qualificano ma imparano anche un mestiere. Alle Istituzioni dico: il volontariato e il lavoro sono strettamente connessi; il primo cala perché i giovani sono alla ricerca del secondo. Abbiamo mille idee e poche risorse, bisogna investire nelle politiche sociali.”
Qui,nelle periferie come luogo di disagio e come stato esistenziale di emarginazione,chi partecipa,opera,non decide e chi decide politicamente non partecipa nè si fa vedere.Gomorra non è un destino,c’è una realtà positiva che da sola non può contrastarla,ma la può prevenire.