La manifestazione che si è tenuta il 19 dicembre fuori dalle imponenti mura della Casa circondariale di Poggioreale è stata molto partecipata: i promotori hanno trascorso con i volontari e le associazioni intervenute momenti di riflessione collettiva, in cui ciascuno ha raccontato le ragioni che l’hanno spinto ad aderire all’appello lanciato dal Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello e da Don Franco Esposito, cappellano di Poggioreale.
Numerosissimi striscioni hanno invaso la strada: il tema comune per tutti era senza dubbio una richiesta di maggiore umanità nell’espiazione della pena e di una tutela reale del diritto alla salute, in particolare in questo momento in cui la pandemia sta scuotendo le nostre vite.
“La nostra Costituzione non impone solo che la pena tenda alla rieducazione, ma soprattutto che essa non sia contraria né a giustizia né a umanità” ha sottolineato il professore Ciambriello, rivendicando l’importanza di misure deflattive reali per svuotare le carceri e salvare le persone recluse e il personale penitenziario dal rischio continuo di contagio.
Era presente anche una rappresentanza della comunità srilankese, che ha manifestato ricordando le condizioni precarie in cui versano le carceri del loro paese, in cui numerose rivolte sono finite nel sangue, mentre le persone detenute temono per il contagio, a dimostrazione che la visione del carcere come luogo oscuro e separato dalla società non è tipica della sola istituzione penitenziaria italiana.
Ed è proprio il disinteresse della classe politica che si voleva ribaltare con la manifestazione messa in campo, come ha ricordato anche Don Franco Esposito, presente in piazza con l’intera Associazione Liberi di Volare Onlus che accoglie detenuti in affidamento, e con la presidentessa Valentina Ilardi.
Tra le numerose associazioni che operano nell’ambito erano presenti l’Associazione Carcere Possibile Onlus, Carcere Vivo, Figli di Barabba, Art For Cuozzis. Erano inoltre presenti i giovani dell’Ex Opg ‘Je so pazz e della Rete di Solidarietà popolare, che da qualche anno si occupano di carcere e portano avanti progetti di volontariato. Questi ultimi hanno, durante il loro intervento, posto l’accento sulla necessità di non dimenticare quanto avvenuto a Modena durante le rivolte di marzo.
Il Garante Ciambriello ha anche ricordato, in conclusione del suo intervento, la difficile situazione in cui si trovano i detenuti di Santa Maria Capua Vetere, che hanno denunciato le violenze subite ad aprile e ora sono reclusi con gli stessi aguzzini che hanno denunciato, sottoposti a uno stress psicologico ed emotivo che non dovrebbe essere permesso.
Incisivi anche gli interventi del Garante napoletano Pietro Ioia, che ha sottolineato l’importanza di una risocializzazione reale per le persone recluse, che devono poter avere una seconda opportunità, e di una rappresentante dello staff del Garante Ciambriello, che ha ricordato che il loro impegno quotidiano in difesa dei diritti dei detenuti e in ascolto costante delle loro famiglie.
A benedire l’intera manifestazione una lettera pervenuta dal nuovo arcivescovo di Napoli Mimmo Battaglia, che ha sposato la causa e condiviso la necessità di agire subito.
A conclusione della giornata, una delegazione di manifestanti ha potuto incontrare il Ministro Amendola che ha voluto ascoltare all’esterno del carcere di Poggioreale le loro richieste.
Anche questa è una piccola vittoria, ma è ancora molta la strada da fare.
A cura di Giusy Santella