Striscia di sangue negli Stati Uniti. A poche ore dalla strage di El Paso, in Texas, dove un folle è entrato con un kalashnikov in un supermercato uccidendo 20 persone, un nuova tragica sparatoria ha sconvolto gli Usa: a Dayton, in Ohio, alcune persone hanno perso la vita davanti a un bar, stroncate da colpi di arma da fuoco. «Almeno nove morti e 16 feriti», sono le prime informazioni che arrivano dalla città americana, 140mila abitanti a nord di Cincinnati.
Stando alle prime confusionarie ricostruzioni – e dalle foto che hanno iniziato a circolare sui social – la tragedia è andata in scena sulla East Fifth Street, nell’Oregon Street, davanti a Ned Peppers Bar. Sembra che la Polizia, allertata intorno all’una di notte americane, abbia ucciso un assalitore, mentre un altro sia riuscito a scappare a bordo di un auto, investendo un pedone. Nei video che girano online si vedono cadaveri sull’asfalto, poi le prime testimonianze.
«Stasera è entrato un uomo nel bar e ha iniziato a sparare», ha raccontato a Bno News Daniel Williams, ex componente di una band musicale. «Sono distrutto per le persone colpite, non ho mai avuto così tanta paura in vita mia». Le autorità hanno fatto sapere che i feriti sono stati condotti d’urgenza agli ospedali Grandview e Ketting, mentre sono ancora sconosciuti i motivi del folle gesto. Di sicuro però sui social si è già riaperto il dibattito sulle armi da fuoco negli Usa.
Nel 2019 sono già 246 i morti per mano di «killer solitari», significa in media più di uno al giorno. Numeri drammatici ma che per adesso non scalfiscono lo scudo del secondo emendamento della costituzione americana: «Essendo necessaria alla sicurezza di uno stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». Un linea di pensiero che con Donald Trump, di recente, ha trovato nuova energia.
Lo scorso febbraio, infatti, la camera americana ha passato una legge sulla limitazione alla diffusione delle armi che prevede maggiori controlli, ma per adesso manca l’approvazione in Senato e proprio il presidente ha fatto sapere che intende mettere il suo veto. A poco dunque sono servite le proteste in strada, o quella dei medici, che hanno fronteggiato la lobby delle armi pubblicando sui social i loro camici sporchi di sangue dopo gli interventi per le sparatorie.
Se questa nuova ondata di vittime spingerà il governo americano a riformare la legge non ci è dato saperlo, di sicuro però ha riportato a galla uno dei più gravi problemi degli Stati Uniti.