Otto protagonisti dell’architettura italiana e internazionale oggi nella città della Reggia: Franco Purini, Massimo Pica Ciamarra, Camillo Botticini, Alessio Princic, Andreas Kipar, Luca Scacchetti, Riccardo Dalisi e Luca Molinari. Tutti a Caserta a sostegno del manifesto in dieci punti elaborato dall’Ordine provinciale degli Architetti e curato da Elviro Di Meo, Umberto Panarella, Giancarlo Pignataro, Chiara Affabile, Paolo De Michele, Tiziana Leda Denza, Aldo Giacchetto, Francesca Sabina Golia, Mascia Palmiero, Alfredo Panarella, Gabriella Rendina e Rita Vatiero (componenti della Commissione Cultura). Il manifesto che è la sintesi di un articolato percorso di lavoro e di incontri seminarili che hanno avuto inizio nei primi mesi del 2014, risponde all’esigenza di ricreare un confronto sulle principali questioni che interessano la professione in relazione al territorio nazionale e locale. Il Manifesto è una necessità per l’analisi del presente e un punto di partenza per le azioni prossime, che registra le potenzialità e le problematiche del nostro tempo e della nostra professione. Un manifesto per gli architetti, ma soprattutto per la cittadinanza e la società di cui l’architetto fa parte, quale interprete essenziale per guidare i cambiamenti e l’accelerazione culturale del nostro tempo. Il progetto è partito con l’individuazione da parte della Commissione di dieci punti chiave da cui far nascere il dibattito per giungere al testo definitivo. A tal proposito tutti gli iscritti all’Ordine sono stati invitati ad esprimere una propria riflessione su uno o più punti del Manifesto. In questo modo si è resa l’iniziativa più possibile condivisa e partecipata. Tra le personalità presenti quest’oggi c’è anche Luca Scacchetti, figura preminente dell’architettura internazionale, capace di spaziare dall’urbanistica al design. Interessante del suo intervento: «Qualche passo indietro». Scacchetti è, insieme con Massimo Pica Ciamarra, è stato firmatario anche del Puc della città di caserta. Certo si può dire che è lui la memoria storica dell’urbanistica casertana attuale e futura. «Nel 1996 ho iniziato – racconta Scacchetti – un’avventura straordinaria, in cui ho mantenuto sempre gli occhi di un viaggiatore milanese che arriva in questa città, che non è Napoli, ma che ha l’aspetto della provincia campana, e la legge come una miniera piena di ricchezze incredibili che però fanno fatica a uscire. Il tentativo mio in tutta l’operazione svolta a Caserta, a partire dal piano di recupero, passando per il piano regolatore e per i rapporti con amici nel settore del design, è quello di tirar fuori dagli interstizi le valenze, tirar fuori questa miniera non ancora scavata per tanti aspetti»