il Tar del Lazio dà ragione a un docente universitario che aveva proposto il suo saggio “Il Maestro dei Grandi” inserendolo in un elenco di un concorso per l’abilitazione scientifica per il settore “Sociologia dei processi culturali”, condannando il Miur alle spese processuali perché dei esaminatori dei testi non lo avevano neppure letto. Quindi lo stesso testo avrà una nuova valutazione questa volta “da parte di una commissione del tutto diversa da quella che ha operato”. In questo modo il Tribunale ha accolto il ricorso fatto dagli avvocati del professor Luigi Caramiello, docente di Sociologia dell’Arte e della Letteratura all’Università Federico II di Napoli dove ha insegnato per anni anche Sociologia generale e Sociologia dei media, che da parte dei commissari vi è stata ‘”la sola parziale valutazione delle opere, a volte citate con un titolo differente da quello di pubblicazione”. Tra gli argomenti a fondamento del ricorso vi è la monografia “Il Maestro dei Grandi” in cui ricostruisce la sua esperienza di formazione degli adulti “rivolta a un’ampia platea di soggetti marginali”, come scrivono i legali. Il saggio di Caramiello era stato liquidato in poche battute dai commissari “come lavoro narrativo che farebbe fatica a collocarsi nel contesto scientifico e metodologico del settore concorsuale”. I commissari si erano riferiti alla monografia scrivendo “Il Maestro dei disoccupati”: “un titolo di pura fantasia – si legge nel ricorso – incomprensibilmente citato da tutti i singoli componenti della Commissione” e che “svela un grave errore compendiantesi nella omessa lettura”. “La prova della mai avvenuta lettura e valutazione della pubblicazione è data dal rilievo che, sulla copertina il titolo del lavoro è ‘Il Maestro dei Grandi’ e la parola disoccupati nel titolo non esiste, ma compare solo nel sottotitolò”. Si tratta, ad avviso dei legali, “di un errore macroscopico commesso da due commissari e riportato con ‘nonchalance’ nel contesto del giudizio collettivo validato dall’intero Organo tecnico”.