Era dai tempi di Richard Nixon che un presidente degli Stati Uniti non veniva toccato da accuse così gravi, duro colpo all’amministrazione di Donald Trump. Tutto è avvenuto ieri, in poche ore. intorno alle 16 ora locale, in Virginia, Paul Manafort l’ex capo del comitato elettorale di Trump, è stato condannato per vari reati finanziari, tra cui frode fiscale e frode bancaria. Mentre a New York poco più tardi, ancora una sorpresa, si tratta di Michael Cohen ex avvocato personale di Trump e suo fidato collaboratore si è dichiarato colpevole di otto capi d’accusa, tra cui evasione fiscale, false dichiarazioni bancarie e uso illecito di fondi elettorali. I due casi precisa la stampa non sono collegati tra loro, né hanno effetti sull’inchiesta sul Russiagate, ovvero le possibili relazioni tra lo staff del presidente e il Cremlino, prima e dopo le elezioni del 2016. Sulla condanna di Manafort Trump ha dichiarato: «Paul è un brav’uomo, era con Ronald Reagan, è stato con molte persone diverse nel corso degli anni, mi sento molto triste. Manafort non ha nulla a che fare con la collusione russa» ha sottolineato ancora Trump ai giornalisti poco prima di partecipare a un comizio a Charleston, in West Virginia. «Questa è una caccia alle streghe e una disgrazia». Da evidenziato che Manafort è stato condannato in relazione ai suoi affari personali, non al Russiagate, per aver accumulato redditi per milioni di dollari in conti correnti stranieri mai dichiarati, e di aver mentito alle banche per ottenere prestiti da milioni di dollari. Su altri dieci capi d’accusa la giuria in Virginia non ha trovato un accordo; i procuratori potranno scegliere se incriminarlo di nuovo. Manafort sarà processato ancora il mese prossimo a Washington, stavolta per accuse che riguardano ostacolo alle indagini, riciclaggio di denaro e spionaggio. Più direttamente legata a Trump è la vicenda di Cohen. Questi ha affermato sotto giuramento di aver commesso il reato federale di uso illecito di fondi elettorali «in collaborazione e su indicazione del candidato, allo scopo di influenzare l’esito delle elezioni».
Raffaele Fattopace