Economia e Welfare

Uscire dal tunnel della droga è possibile

“Dalla nostra esperienza si evince che il soggetto non ha una personalità ben strutturata”. Con questa affermazione, Imma Vitale, rappresentante dell’associazione “Leo Amici“, interviene in merito alla problematica delle tossicodipendenze, nel programma “Dentro i fatti” condotto da Samuele Ciambriello. L’associazione “Leo Amici” è nata nel 1987 per volere di Antonio Palma, il suo attuale Presidente.

L’immensa struttura è sita nella ridente cittadina di Valle di Maddaloni e ha una capienza di circa cento ospiti. Lodevole il lavoro degli operatori che ogni giorno si dedicano con impegno e devozione a chi vuole uscire dal tunnel della droga. Ai microfoni di radio club 91, Imma Vitale sottolinea che il recupero del tossicodipendente si divide in diverse fasi:”Nella prima fase, il tossicodipendente riesce a superare i problemi legati all’abbandono della sostanza o dello stile di vita attraverso una costante presenza affettiva ed educativa degli operatori, infatti, questi diventano un modello di riferimento”. Di seguito, l’intervistata ha tenuto a sottolineare che gli incontri di psicoterapia individuale e di gruppo favoriscono nel soggetto proprio l’ elaborazione del proprio vissuto permettendo così di identificare i suoi aspetti caratteriali negativi che hanno poi determinato l’ uso della droga.

Sono numerose le attività svolte all’interno della comunità “Leo Amici”. “Le nostre attività vanno al di là di quelle di gruppo, c’è anche la possibilità di impegnarsi in attività formative che garantiscono anche un lavoro futuro, attraverso lavori pratico- artigianali che favoriscano il soggetto  nella riconquista della società per fargli apprendere un mestiere per ricostruirsi una propria identità e allo stesso tempo anche scoprire e affermare le proprie positività, le proprie qualità caratteriali magari sconosciute a lui stesso – ha spiegato la Vitale – infatti il nostro regolamento interno permette anche  la visita, naturalmente con orari prestabiliti dei familiari; questi ultimi, infatti, fanno un percorso parallelo al soggetto proprio in vista del suo ritorno a casa; è doveroso, quindi, per i familiari capire il percorso e il lavoro che ogni nostro ospite deve fare per ritrovare l’equilibrio e la serenità familiare per ricostruire la propria personalità”.

A conclusione dell’intervista il conduttore, occupandosi oramai da tempo della realizzazione di progetti a sfondo sociale all’interno delle carceri e non solo, ha domandato all’intervistata :”Avere un tossicodipendente che è stato anche in carcere è un doppio problema, bisognerebbe evitare per queste persone il carcere?”. La persona che si trova in comunità per scontare una misura detentiva  ha l’obbligo del programma; bisogna abbandonare il vecchio stile di vita, quindi, per questi soggetti gli operatori di Leo Amici fanno un doppio lavoro; abbiamo una buona percentuale  di recupero e molti continuano a lavorare presso di noi come operatori” ha concluso Imma Vitale dando speranza a chi con impegno e forza di volontà tenta di uscire dal tunnel della droga.

Molti soggetti rimangono ancorati alla comunità per poi svolgere una sorta di attività all’interno. Per un soggetto “ospite” essere accolto  da chi ha fatto il tuo stesso percorso è un grande “trampolino di lancio”. Sulla stessa tematica è intervenuta, ai microfoni di radio club 91, anche Maria Teresa Corvino, Psicologa clinica nel settore delle tossicodipendenze e dirigente Asl: “Sono abbastanza mutati i comportamenti delle dipendenze per tutta una serie di situazioni; quando parliamo di dipendenze non immaginiamo che ci sono altri comportamenti che apparentemente ci appaiono normali ma in realtà  non lo sono. Le nuove dipendenze sono il gioco d’ azzardo, internet, videogame, shopping compulsivo ecc.. Queste nuove forme sono abbastanza svalutate e chiaramente gli interventi non sono precoci; ultimamente, Galimberti, uno dei maggiori esperti comportamentali, ha detto che i ragazzi tra i 12 e i 16 anni adesso stanno acquisendo una dipendenza da videogame, tra l’altro  vietati ai minori di 18 anni; il cervello per arrivare alla totale formazione deve raggiungere i 25 anni, quindi, un cervello sollecitato a stimoli quali videogame, dove tutto è molto veloce, porta chiaramente a un sovra  eccitamento”.

Particolare attenzione si è posta al ruolo “latitante” della famiglia in diverse  circostanze.”Noi abbiamo molto spesso paura delle strade e preferiamo i figli in casa sotto certi aspetti; saperlo nella sua stanzetta non accertarsi realmente cosa stia facendo il ragazzo, è pericoloso; quel ragazzo potrebbe essersi  rinchiuso e vivere un mondo prettamente virtuale e non reale” ha continuato Maria Teresa Corvino. Infine, la psicologa ha tenuto a sottolineare che i Sert si stanno attrezzando ad accogliere le nuove forme di dipendenza. Il primo intervento è rendersi sicuramente conto di avere un problema anche se nella maggior parte dei casi non si accetta di averlo. Accettare di avere un problema di dipendenza, quindi, è già il primo passo che conduce alla completa guarigione.

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