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USO DI ARMI CHIMICHE IN SIRIA: SCAMBIO DI ACCUSE TRA USA E RUSSIA

Da circa tre settimane nella Siria nord-occidentale, sono in corso combattimenti tra le forze governative e le fazioni ribelli, nella città di Maarrat Numan,  nella provincia di Idlib, in seguito a un raid aereo delle forze governative siriane, coadiuvate dai russi si contano almeno dodici i civili morti. A rendere nota la notizia è l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (OSDH), che denuncia l’escalation di violenze che ormai sembra essersi inarcata verso una direzione particolare. Gli scontri sembrerebbero, aggravati anche dal sostegno di un gruppo di miliziani di Hayat Tahrir al Sham, gruppo considerato vicino ad Al Qaeda,dove durante l’ultimo un attacco dinamitardo a Kafr Nabuda, nella provincia settentrionale di Hama, ha lascito sul terreno 44 persone: 16 jihadisti e 28 soldati siriani, stando ai dati avuti dall’OSDH, specificando:  «come lo scopo dell’attacco fosse quello di smantellare la presenza delle forze governative nella città, resa anche possibile dai raid aerei russi». L’agenzia di stampa SANA, ha diffuso una notizia in merito ai gruppi di opposizione, gli stessi hanno lanciato missili nella parte occidentale della città, ferendo sei civili. Solo due giorni fa, le forze di difesa aerea russe stanziate nella base di Hmeimim, nella provincia siriana di Latakia, avevano abbattuto alcuni droni lanciati sempre dai miliziani ribelli al regime per colpire la base. Mentre le forze militari siriane hanno, il controllo di gran parte della città di Aleppo. Le Nazioni Unite, con un lavoro accurato degli osservatori,  seguono, gli sviluppi nella regione, monitorando l’area al fine di evitare plausibile «catastrofe umanitaria». Le forze governative hanno consolidato il controllo di diverse città a sud di Idlib, ma l’OSDH, denuncia che i bombardamenti utilizzati nell’offensiva hanno distrutto almeno 19 strutture sanitarie, costringendo le persone ferite a farsi curare in rifugi sotterranei. In un recente rapporto presentato dalle Nazioni Unite, emergono alcuni dati degni di attenzione sarebbero oltre 180.000 civili costretti, in poco tempo, ad abbandonare le proprie case tra le regioni di Hama e Idlib, mentre era in corso l’offensiva delle truppe siriane. Altre migliaia di persone potrebbero partire nelle prossime settimane. Secondo l’ONU, gli ultimi scontri hanno acuito i disagi per circa 250.000 bambini e ragazzi in età scolare, costretti a non poter frequentare la scuola per provvedere a una situazione di grave disagio. Gli Stati Uniti, in merito hanno reso noto, di non avere la situazione chiara per un eventuale  utilizzo, da parte del governo di Damasco, di armi chimiche contro i ribelli, tant’è che  Morgan Ortagus, portavoce del Dipartimento di Stato Americano, ha dichiarato: «Continuiamo a vedere segnali che il regime di Assad potrebbe rinnovare il suo uso di armi chimiche». Washington, ha  in esame l’episodio riguardante un attacco che sarebbe avvenuto nella Siria nord-occidentale la mattina del 19 maggio scorso, in cui sarebbero state usate armi al cloro. Ortagus, ha riferito inoltre, «Gli Stati Uniti stanno raccogliendo informazioni e risponderanno rapidamente, se verrà confermato l’uso di tali armi da parte di Damasco». Un analogo episodio, si verificò un anno fa, dove Washington autorizzò il lanciò di diversi missili da crociera nei pressi della città di Douma, come risposta alle ripetute denunce sull’uso di armi chimiche da parte di Damasco. Ancora oggi, la Russia ritiene le voci non veritiere, il tutto si suppone che servirebbe per spostare il peso su al-Assad quale presidente siriano. Il Ministero della Difesa Russo, suppone che i responsabili dell’atto sono gli stessi «ribelli siriani addestrati nella città di Raqqa, sotto la guida di ufficiali dell’intelligence statunitense». Anche l’OSDH, affermando  di non possedere prove sufficienti per presumere un attacco chimico, come denunciato dai jihadisti di Hayat Tahrir al Sham.

Raffaele Fattopace 

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