Officina delle idee

Valente(PD):”A Napoli c’è bisogno di recuperare la connessione sentimentale con il nostro popolo”

Da alcune settimane a questa parte, nel PD napoletano, a tenere banco è la questione legata alle primarie per la scelta a candidato sindaco del comune di Napoli. C’è chi lavora per una soluzione unitaria, e chi invece si batte affinché le primarie siano svolte. A questa seconda schiera, appartiene Valeria Valente, deputata del Partito Democratico ed esponente di punta della corrente dem di Rifare L’Italia, che fa capo ad Andrea Orlando e Matteo Orfini. Idee chiare per la Valente, che in esclusiva per Linkabile.it, traccia anche un bilancio dell’azione del governo Renzi.

 

Onorevole Valente, primarie si, primarie no, per la scelta del candidato sindaco del PD a Napoli. C’è una diversa visione nel partito. Lei da che parte sta?

Considero le primarie uno straordinario strumento di allargamento della partecipazione, anche se non credo che siano un elemento fondativo del Partito democratico, restando convinta che il Pd debba fondarsi su idee, un progetto e un modello di società cui tendere. Bene le primarie, dunque, se ci fanno recuperare terreno su questo versante. Soprattutto a Napoli e soprattutto ora che la necessaria connessione sentimentale tra noi e il nostro popolo, pare decisamente spezzata. Eppure, diverse esperienze passate ci insegnano che tante volte le primarie, purtroppo, non hanno funzionato e non sono servite a raggiungere l’obiettivo per cui erano state pensate. Attenzione, però, a individuare le cause giuste di quei fallimenti. Personalmente, credo che a non funzionare, in quei casi, sia stato il Pd e non lo strumento delle primarie. È mancata una comunità di uomini e donne in grado di gestire e governare, con maturità politica e con la responsabilità necessaria, uno strumento utile ma che, in alcuni contesti e momenti, può diventare anche assai delicato. Eviterei, dunque, di connotare le primarie con un carattere salvifico, sottolineando invece che per renderle davvero efficaci serve un Pd forte e con un progetto chiaro da proporre all’elettorato, in modo da ricucire i fili della nostra comunità, anche mettendo in campo la nuova classe dirigente che sta crescendo sul territorio. Di recente, il segretario provinciale di Napoli, Venanzio Carpentieri, ha pronunciato una coraggiosa e condivisibile autocritica. Ecco, sia questa un punto di partenza per fare un bagno di umiltà e affrontare le primarie come l’opportunità per ritornare a parlare alla gente: proviamo a raccontare alle persone il nostro progetto e, contemporaneamente, ascoltiamo quello che hanno da dirci e da chiederci gli elettori. Non dobbiamo avere paura, men che meno di noi stessi. È solamente così che vinceremo. Infine, ricorderei che le primarie sono previste da statuto e regolamento, quindi sarebbe il caso di fissare al più presto una data per svolgerle. E anche se dovesse trovarsi un candidato realmente condiviso, nulla ci vieterebbe di scegliere una consultazione di tipo confermativo, utile comunque a farci stare in campo sin da subito, provando a recuperare i ritardi accumulati in questi ultimi anni”.

 

Nella legge di stabilità del governo Renzi, il Sud, fatta eccezione per qualche provvedimento tampone, sembra essere tagliato fuori. Si poteva e doveva fare di più, a suo giudizio, per il Mezzogiorno?

Si poteva e si potrà fare di più, nel passaggio che si apre con la discussione in aula della Legge di Stabilità. Se è vero che la manovra punta a spingere la ripresa, chiedendo alle imprese di investire e creare lavoro, e al contempo provando a restituire un po’ di fiducia e speranza agli italiani attraverso la riduzione delle tasse, è altrettanto vero che restano alcune criticità. Prima di tutto, a fronte di 9 milioni di italiani in condizione di povertà assoluta, le misure di contrasto al fenomeno sembrano ancora troppo modeste, con uno stanziamento di appena 600 milioni quest’anno, destinato a raggiungere quasi tre miliardi su base triennale; e poi, soprattutto, le misure da destinare alla crescita del Mezzogiorno sono davvero troppo esigue. Bene le scelte giuste per la Terra dei Fuochi e Bagnoli, per esempio, ma è necessario fare di più! Bene anche gli 11 miliardi di investimenti, di cui ben 7 immediatamente disponibili e destinati al Sud, ottenuti grazie alle clausole di flessibilità contrattate in sede europea. Deve essere però chiaro che si tratta di risorse già stanziate, mentre un’efficace terapia d’urto avrebbe preteso risposte altrettanto chiare anche dentro la Legge di Stabilità, non potendo trovare spazio altrove: certezza della decontribuzione per chi assume a tempo indeterminato al Sud, all’allineamento del credito d’imposta su ricerca e macchinari fino al termine della programmazione Ue 2014-2020, dagli incentivi fiscali che rendano più conveniente l’occupazione femminile, a un piano straordinario per l’infanzia, fortemente sollecitato la scorsa settimana anche dall’Associazione Culturale Pediatri, presieduta da Paolo Siani. Il Mezzogiorno ha bisogno di scelte semplici e chiare, in grado di svolgere la propria efficacia negli anni. Certo, si tratta di misure eccezionali che potremmo definire “dispari” perché rivolte solamente al Sud e non anche al Nord del Paese, finalizzate a riallineare i punti di partenza, come suggerisce anche l’Unione europea. E’ per questo che ritengo indispensabile, nelle prossime ore, accantonare i toni ultimativi e le sfide, privilegiando invece l’obiettivo comune della costruzione di una proposta responsabile che migliori i punti di fragilità della manovra, per darle un “cuore sociale”. Bisogna mettere in campo, dunque, uno sforzo per restituire centralità al lavoro parlamentare, ma anche e soprattutto a quello delle forze politiche che, recuperando autonomia e autorevolezza, devono provare ad alzare l’asticella, per compiere un salto di autentica qualità. E questo vale innanzitutto per il Pd. Soltanto così, a mio avviso, si eviteranno paventate derive leaderistiche dell’uomo solo al comando e temute torsioni autoritarie”.

Se la sente di tracciare un bilancio dell’azione del Governo Renzi?

Certo, ed è un bilancio positivo. Questo governo ha innanzitutto, e direi finalmente, riaffermato il primato della politica: al di là del merito dei singoli provvedimenti, l’esecutivo guidato da Matteo Renzi ha rimesso in campo la capacità della politica di discutere e confrontarsi, anche aspramente, ma poi di decidere e andare avanti, con risultati tangibili. E’ così che si riavvicinano i cittadini alla politica, si ricrea un clima di fiducia e si rilancia il Paese. Certo, ci sono misure che ho condiviso di più e altre che mi sono piaciute meno, come appunto certa timidezza sul rilancio del Mezzogiorno e sul contrasto alla povertà riscontrate nella versione della manovra liquidata dal Consiglio dei Ministri. In ogni caso, avrei preferito una visione più attenta e favorevole agli ultimi e a chi ha pagato un prezzo enorme dentro questa crisi, e rischia di non riuscire ancora risollevarsi; e avrei invece evitato quelle misure che segnano il compromesso con l’anima più moderata del governo. Ma non posso certo dimenticare che proprio formando questa maggioranza, abbiamo accettato la sfida di una legislatura costituente, con gli obiettivi di riformare la Costituzione e traghettare il Paese fuori dall’emergenza imposta dalla crisi economica. E’ in questo contesto che vanno inquadrate le azioni del governo, tutte quelle messe in campo, alcune già attuate (80 euro, Jobs Act, Sblocca Italia, Riforma della scuola, della Pa), alcune in cantiere (riforme costituzionali), molte altre da realizzare (per esempio il taglio dell’Ires, l’età di pensionamento flessibile, 80 euro estesi ai pensionati ecc). Credo che dobbiamo abituarci, come in tutte le grandi democrazie, a giudicare il lavoro di un governo sull’arco della legislatura e nella proiezione di un decennio, per valutarne appieno e correttamente i risultati. Semmai, sono i partiti, Pd compreso, che fanno fatica ad affermare una propria e autonoma visione, anche rispetto a quella del governo, e a giocare un ruolo che potrebbe di sicuro migliorare tante delle misure messe già in campo, e soprattutto quelle ancora in cantiere. Come nel caso della Legge di Stabilità”.

Potrebbe piacerti...