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VALERIA VALENTE ALL’AUGUSTEO: “NEL CAMBIAMENTO IL SENSO DI QUEL CHE FACCIAMO”

Napoli, Teatro Augusteo: Valeria Valente ha scelto questa location per il suo comizio elettorale, nella giornata di ieri, sabato 13 febbraio. L’occasione è data dalle prossime, vicinissime primarie che decideranno il candidato sindaco del centrosinistra a Napoli. La platea è piena. Prima ancora che arrivi davanti al microfono, parte un video su uno schermo collocato lì sul palco. Si vedono immagini della città, il mare, il Maschio Angioino, dei bambini, e poi lei, Valeria Valente che annuncia che «il nostro obiettivo dev’essere costruire una città dove sia per tutti meno faticoso vivere». Poi sale sul palco, arrivano gli applausi, e comincia a parlare di nuovo, questa volta dal vivo.

«Abbiamo scelto di partire con questo video, con la città vista dagli occhi di un bambino. I bambini ci guardano, e il loro sguardo non fa sconti. Noi mamme questo lo sappiamo, quando accompagniamo i nostri figli a scuola, quando prendiamo un autobus, quando ci preoccupiamo, tanto, a volte troppo, dei tanti rischi che una città come Napoli può offrire. Io vorrei che partissimo da qui. Il benessere dei bambini, la protezione dei loro diritti, se ci pensiamo bene è il benessere di tutti. Il loro futuro è il futuro di tutti». Intanto scorrono altre immagini sullo schermo, strade di Napoli, il lungomare, altri bambini, a proposito dei quali, la candidata ricorda che «in tutti questi anni De Magistris ha fatto proprio come un bambino che quasi si rifiuta di giocare e si porta via la palla, quando il gioco non è esattamente quello che dice lui e come lo vuole lui. Il guaio è che per causa sua è Napoli e sono i napoletani a scivolare, a essere tagliati fuori da tutti i giochi. Abbiamo avuto un sindaco che non ha saputo stare al gioco innanzitutto di un rapporto corretto con le altre istituzioni. Noi ci candidiamo per vincere questa partita».

E parlando di quest’ultima amministrazione, ricorda pure Bagnoli, Scampia, Ponticelli, dei fondi inutilizzati e dei progetti falliti: «Il mio primo pensiero va al sindaco De Magistris, che ignora tutto questo. Che Napoli è la città più giovane d’Europa, che ha il centro storico più ricco del mondo l’accumulo di tradizioni, di energie di risorse che attendono solo di essere impegnate. Nel cambiamento c’è il senso di quello che facciamo».

«La partita dei fondi europei è fondamentale davvero. Napoli ha bisogno di un sindaco che sappia dialogare con palazzo Santa Lucia, con Roma e con Bruxelles. Napoli ha bisogno di fiducia, di un clima positivo, di rappresentare le energie nuove che ci sono. Altrimenti ricominciamo sempre con i rimpalli di responsabilità, con i progetti che non partono, con le risorse non investite, con i cantieri lasciati a metà. Una cosa però dev’essere chiara. Quando un’amministrazione perde i fondi perché non si riescono a spendere, a pagare non devono essere più i cittadini, che finiscono per pagare due volte: prima perché quell’opera spesso si interrompe, e poi perché quei soldi vengono sottratti e dirottati altrove».

Ogni tanto arrivano altri applausi. «Negli anni che abbiamo alle nostre spalle, per tutto il corso della Seconda repubblica, pochi sono stati i momenti in cui il Mezzogiorno e Napoli hanno avuto un’attenzione vera da parte del governo nazionale. Si è anzi imposta una retorica nordista, leghista, separatista, che ha progressivamente cancellato la questione meridionale dall’agenda di governo. Come se la riduzione del divario fra le diverse aree del Paese non fosse più una nostra priorità».

Poi, un rapido accenno anche agli altri due sfidanti del PD, e Valente ne approfitta per rispondere anche alle critiche: «A Marco Sarracino rivolgo gli auguri e un in bocca al lupo, ad Antonio Bassolino voglio bene, lo stimo, e con lui ho condiviso un pezzo del mio percorso. Ne apprezzo la passione, il coraggio e la testardaggine, ma la politica non è, e non può mai essere una questione personale. In questi giorni ho sentito tante cose alle quali voglio rispondere. Ho sentito dire di essere stata usata in un gioco ordito da altri. Chi mi conosce lo sa, non potrei mai essere la pedina nelle mani di qualcun altro. E francamente, ci vuole una buona dose di maschilismo per pensarlo. Ho sentito dire che saremmo in tanti, forse per alcuni anche troppi, ma non mi convinceranno mai che essere in tanti sia un limite. È vero per me esattamente il contrario: è la nostra maggiore forza, anche se capisco che chi è costretto a restare indietro si preoccupi un po’. Ho sentito dire che non avremmo abbastanza autorevolezza. Non so dove si trovi l’ufficio che rilascia le patenti di autorevolezza. Io ne conosco uno soltanto, e con quello mi sono confrontata più di una volta nella mia vita, e si chiama cabina elettorale.

Io non dico che Bassolino di per sé rappresenti un ritorno al passato, ma è il passato che ritorna in lui e su di lui, è il passato che gli verrà buttato davanti in campagna elettorale, e che non permetterà a questa città di staccarsi dalle vecchie storie e dalle vecchie polemiche. Il punto è questo: vi immaginate che cosa sarebbe una campagna elettorale se si fosse costretti a un confronto tra chi è sindaco oggi e chi è stato sindaco venti anni fa. Credete che Napoli possa e debba regalare a De Magistris la bandiera del cambiamento e dell’innovazione?».

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