In queste ore tanti cittadini ed elettori, democratici e di centrosinistra, si pongono la domanda sulla necessità di andare a votare domenica prossima, 30 aprile, alle primarie del Partito Democratico. In molti si chiedono se le primarie siano ancora uno strumento utile ed efficace. Si tratta di quesiti che a mio avviso hanno un fondamento e certamente meritano una riflessione adeguata, che il Pd dovrà necessariamente fare nel tempo a venire. La mia opinione è che nonostante alcuni indispensabili correttivi (es. albo degli elettori, regole e tempi certi nelle candidature), le primarie restano un grande strumento di partecipazione alla vita democratica, un’innovazione introdotta dai democratici, di cui essere fieri. Chi oggi critica le primarie e ne fa un elemento di polemica contro il Pd, rappresenta movimenti o partiti politici proprietà di una sola persona, che decide in nome di tutti, oppure non concepisce la democrazia interna al proprio soggetto politico. Quindi, votare domenica 30 aprile è un’opportunità di partecipazione e di scelta che il Pd mette a disposizione e che va sfruttata. Più cittadini voteranno, più forte sarà il Pd e il centrosinistra. Ho scelto, com’è noto, di sostenere e votare alle primarie di domenica prossima Matteo Renzi perché tra i candidati in campo rappresenta la leadership che meglio sa interpretare il bisogno di cambiamento che attraversa la società italiana. La sconfitta al referendum del 4 dicembre ci ha mostrato quali erano i limiti dell’esperienza dei 1000 giorni di governo Renzi. Quel risultato elettorale deve essere interpretato come un segnale della necessità fare meglio, non certo come la richiesta di tornare indietro. Renzi è l’alternativa riformista più credibile al populismo delle destre e dei 5 Stelle. Intorno a Renzi, dal giorno dopo le primarie, va ricostruito un grande Partito Democratico, dalle forti radici popolari, soprattutto al Sud, che renda più incisiva ed efficace l’azione di cambiamento.