“Di Paolo Borsellino ricordo il sorriso. Solare, simpatico, sempre pronto a farti uno scherzo: quante risate ci ha fatto fare quando rubava le paperelle che Giovanni custodiva gelosamente sulla sua scrivania per chiedergli poi il riscatto.Frammenti di vita, che mostrano il volto umano e privato del simbolo che onoriamo in questo triste anniversario. Professionalmente aveva un eccezionale talento, una passione viscerale e una ineguagliabile capacità di superare fatica e delusioni. Sapeva sempre dare il giusto consiglio ai colleghi più giovani: me ne ha dati tanti, preziosissimi, quando iniziai a studiare le carte del maxiprocesso” è quanto afferma il presidente del Senato Grasso, creando un post sulla sua pagina facebook. Sono trascorsi ben 25 anni dalla strage di Via D’Amelio i cui Borsellino, perse la vita, assieme a cinque agenti della scorta. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è chiaro alla cerimonia di commemorazione di Paolo Borsellino al Csm, plenum dedicato alla apertura degli atti del fascicolo personale del magistrato: «La tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato» aggiungendo che «Paolo Borsellino ha combattuto la mafia con la determinazione di chi sa che la mafia non è un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che può essere sconfitto. Sapeva bene che, per il raggiungimento di questo obiettivo, non è sufficiente la repressione penale ma è indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalità”.
Borsellino, in quella mattina d’estate di venticinque anni fa perse la vita, ucciso in modo barbaro dalla mafia, perchè stava facendo il proprio lavoro, perchè la stava combattendo la mafia. Invece è stato ammazzato, Stato o mafia poco importa perchè gli è stta tolta la vita. « Io accetto la… ho sempre accettato il… più che il rischio, la… condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli” così Borsellino definiva il proprio lavoro, un’ accettazione anche della morte.