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Visita del Garante campano dei detenuti al Carcere militare di Santa Maria Capua Vetere Ciambriello: «Un carcere modello, ma con contraddizioni sui diritti dei detenuti, in primis quello al lavoro».

Nella mattinata di oggi il Garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, ha fatto visita ai ristretti del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere.

Ad accoglierlo il colonnello Giancarlo Sciascia, comandante dell’Amministrazione penitenziaria militare di Santa Maria Capua Vetere, e il tenente colonnello Rosario Del Prete, direttore dell’Istituto di pena militare.

Dopo avere visitato la struttura, i laboratori d’artigianato presenti e una sala “a scacchi”, dove era in corso un torneo di scacchi tra detenuti e giocatori di un’associazione scacchista della provincia di Caserta, il Garante, nella sala teatrale dell’Istituto, ha avuto un incontro collettivo con tutti i 62 ristretti.

Un confronto su diversi temi tra detenuti e Garante: dalle difficoltà della magistratura di sorveglianza alle problematiche dell’Ufficio d’esecuzione penale esterna, sino all’impossibilità di un lavoro art.21, sia all’interno che all’esterno della struttura detentiva.

A termine dell’incontro, il Garante ha consegnato loro anche l’opuscolo “Codice Ristretto”, uno strumento utile a conoscere le misure alternative al carcere. Solo dopo, in un’area verde dell’Istituto, ha effettuato colloqui individuali con 14 di loro.

All’uscita del carcere militare, il Garante Campano Ciambriello ha dichiarato: «l’organizzazione trattamentale, composta da un educatore militare, due psicologi militari e uno civile, aiuta molto sia la fase trattamentale dei detenuti che quella relazionale con l’autorità a cui compete la sicurezza dentro l’istituto. È un peccato che, in una struttura dove i detenuti vivono in condizioni dignitose rispetto alle carceri comuni, ci siano problematiche legate all’inefficienza dell’Ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, che vive in una condizione di continuo affanno, a causa della carenza di organico che, al momento, vede impiegati soltanto due magistrati di sorveglianza. Altro problema assai sentito è quello del lavoro: l’ordinamento penitenziario militare non prevede la possibilità per i detenuti di accedere a forme di lavoro, sia retribuito che di pubblica utilità, per tutto il periodo di detenzione. Si tratta chiaramente di un vuoto legislativo e, quindi, di un problema di cui si deve occupare la politica. In questo senso mi auguro che, proprio perché questi detenuti non usufruiscono di semilibertà e diritto al lavoro, abbiano un’attenzione particolare, nei tempi e nelle modalità, sia da parte dell’Ufficio di sorveglianza che dell’Ufficio esecuzione penale esterna».

Nell’istituto militare di Santa Maria Capua Vetere, dei 62 detenuti, 44 sono definitivi, 5 appellanti e 13 cautelari. Vi sono 4 studenti universitari, iscritti ai corsi di laurea di Giurisprudenza e Scienze della Comunicazione. Sono presenti ex appartenenti dell’Esercito, della Marina militare, dell’Aeronautica, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, della Polizia penitenziaria e dei Carabinieri (30), compreso gli ultimi due carabinieri condannati per l’omicidio Cucchi.

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