Carissimi amici ed amici degli amici esultate, la prossima visita guidata gratuita, la 24° del nuovo anno accademico, sarà venerdì 22 febbraio(attenzione non di sabato) ed interesserà il Suor Orsola Benincasa, dove visiteremo la collezione Pagliara, il museo dell’opera e la Sala degli Angeli con appuntamento all’ingresso in via Suor Orsola 10 alle ore 10,30.
La pinacoteca, frutto di una donazione di un raffinato collezionista, musicista e poeta vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, Rocco Pagliara, è conservata presso l’Università Suor Orsola Benincasa e rappresenta uno dei tanti luoghi negati alla visita di Napoli, infatti, nonostante la presenza di circa 100 dipinti, alcuni di autori di rilievo internazionale, la raccolta è sconosciuta a napoletani e forestieri ed anche molti studiosi non hanno mai avuto l’opportunità di vederla.
Assurdità di un’antica capitale, troppo ricca di tesori artistici da trascurare un programma di corretta fruizione che farebbe da volano alla rinascita culturale e turistica della città.
Manca anche un catalogo delle opere, perchè una vecchia pubblicazione, oramai rara a trovarsi, contiene troppe attribuzioni incerte o completamente stravolte dal progredire delle nuove acquisizioni. Il percorso si snoda in vecchie celle monacali e segue un itinerario cronologico dal Cinquecento all’Ottocento. Ogni ambiente è arredato con gusto con mobili ed oggetti coevi ai dipinti esposti e la visita, privilegio per pochi eletti, è una gioia per gli occhi e per lo spirito.
Ci accompagna la professoressa Penta, responsabile del museo, alla cui squisita disponibilità dobbiamo gran parte delle notizie sulle opere d’arte.
L’opera più importante della prima sala è senza dubbio una tempera su tavola di piccole dimensioni, ma di grande qualità, raffigurante le Stimmate di San Francesco, firmata e databile al 1570, eseguita da El Greco, celeberrimo pittore, durante il suo soggiorno a Roma. Sul retro il nome del committente, monsignor degli Oddi, appartenente ad una nobile famiglia perugina. Altro autore straniero, di grande livello è Claude Lorrain, illustre paesaggista, presente con un piccolo tondo raffigurante Tobiolo e l’angelo. Una scoperta della professoressa Penta, che ci ha segnalato il pendant in collezione Longhi a Firenze.
Molto bella anche una Madonna col Bambino e san Giovannino, firmata e datata 1601, che ci permette di conoscere un abile quanto sconosciuto pittore tardo manierista: Andreas Arjecurt.
Nella sala successiva ci accoglie una splendida tela di grandi dimensioni, una Sacra famiglia, attribuita a Francesco Fracanzano, intorno al 1635, una data importante per la pittura napoletana, che cominciò da allora a risentire della rivoluzione cromatica tendente ad addolcire il chiaro scuro caravaggesco. Il dipinto, a nostro parere, va assegnato a Cesare Fracanzano per le stringenti analogie con i suoi due quadri, firmati, conservati al Pio Monte della Misericordia.
Vi è poi un David vincitore festeggiato dalle ragazze ebree, assegnato in passato al Fracanzano e più recentemente al Maestro degli Annunci ai pastori, pur mancando del suo caratteristico “tremendo impasto”. Per quanto di eccellente qualità è più opportuno che rimanga nel limbo degli ignoti, anche se di lusso.
Tra i capolavori, noti da tempo agli studiosi, svetta uno dei migliori dipinti giovanili di Bernardo Cavallino: Ester ed Assuero, definito da Raffaello Causa “un’aulica scena di seduzione cortese” e collocato cronologicamente dal De Rinaldis intorno al 1642; viceversa, la padronanza nel trattamento cromatico con il prevalere della tonalità scura e la distribuzione delle figure in fila su uno sfondo architettonico, indicano una esecuzione antica, verso la metà degli anni Trenta. Il dramma e l’emotività, la dolcezza estenuata ed il tenero languore, caratteristiche patognomoniche di questo raffinato artista sono il fulcro attorno al quale scorre la composizione, che fissa il culmine della narrazione nel momento dello svenimento di Ester al cospetto del re Assuero.