Il sopravvitto indica la possibilità per i detenuti, di acquistare generi di conforto presso imprese che esercitano la vendita a prezzi controllati dagli uffici preposti, Direzioni delle carceri e dall’autorità comunale competente. Tale servizio è quello che appare, secondo le segnalazioni del Garante campano delle persone private della libertà, Samuele Ciambriello, maggior controverso per l’evidente disuguaglianza con quanto succede fuori nelle normali logiche di mercato: “Stando alla descrizione dell’appalto ministeriale per il servizio di mantenimento dei detenuti e internati attraverso l’approvvigionamento alimentare, la colazione il pranzo e la cena a ciascun detenuto, è assegnato in base al costo più basso. L’aggiudicatario è tenuto inoltre ad assicurare, anche il servizio per il sopravvitto. Vorrei dunque evidenziare che oltre alla necessità di organizzazione del servizio, il valore economico del sopravvitto risulta raggiungere un ammontare pari a circa il 50% dei volumi complessivi, rappresentando una fetta cospicua di ogni singolo accordo. Anche una recente sentenza del Consiglio di Stato evidenzia la strana struttura del bando di gara, annullando gli esiti dell’appalto per le case circondariali di Lucca, Livorno, Grosseto e Massa, sostenendo che per un operatore economico non vi è modo di predisporre un’offerta economica consapevole e ponderata riferita al solo vitto, senza doversi confrontare gli utili e le perdite rivenienti dalla gestione parallela del servizio di sopravvitto”.
In seguito a diverse segnalazioni pervenute all’Ufficio del Garante, i ristretti lamentano l’aumento di prezzo di beni di prima necessità come pasta, acqua, shampoo, dolci, e gas per i fornellini presenti nelle celle, acquistabili mediante il sopravvitto; con variazioni di prezzo significative all’interno della stessa provincia. Ciambriello ha richiesto alle direzioni delle carceri di Poggioreale e Secondigliano di conoscere il prezziario aggiornato al mese corrente e chiarimenti sulle modalità di verifica dei prezzi. A tal proposito Ciambriello cita la circolare del 27 aprile 1988 n. 687465: “Questo documento impartiva ad eseguire costanti, puntuali e penetranti controlli in ordine al servizio del sopravvitto detenuti con particolare attenzione in merito ai prezzi attraverso l’ausilio dell’autorità comunale locale, fornendo alla stessa l’elenco dei generi posti in vendita nell’istituto, indicandone per ciascheduno dettagliatamente la qualità ed il tipo, la prezzatura, la marca ed il prezzo, ma ciò non avviene”. Ciambriello evidenzia che nonostante il DAP sottolinei che i prezzi dei prodotti vengano inseriti e aggiornati mensilmente sulla base del costo di vendita presente negli esercizi commerciali aventi una superficie di vendita superiore a 400 mq. e previa verifica degli uffici preposti dal comune di Napoli; in realtà osservando l’elenco in allegato degli articoli inseriti nel mod. 72, ci si rende conto inequivocabilmente che i detenuti non possono scegliere quelli di marche meno costose e che il ventaglio di scelta è fortemente limitato.
Il garante campano dei detenuti Ciambriello poi conclude: “Ogni detenuto ha diritto di spendere 150 euro a settimana per il sopravvitto. Lo fanno in particolare perchè il vitto in carcere è quello che è, visto che la chi si aggiudica la gara tra colazione, pranzo e cena è al massimo ribasso. Con 3,90 che tipo di vitto si può proporre? Certo non tutti si possono permettere di utilizzare tante risorse per comprarsi roba al sopravvitto, ma se si fa una stima economica tra risorse investite dai familiari e quelle dei ristretti dei soli istituti di Poggioreale e Secondigliano sono 14 i milioni di euro spesi dai cittadini detenuti in un anno. Sugli articoli vi è un sopraccarico di prezzo di 10-20 centesimi, inoltre spesso i prodotti che arrivano al detenuto acquirente hanno una scadenza a breve termine e se questo in un supermercato ordinario comporta uno sconto del 50% in carcere non avviene. Nonostante la circolare del DAP del 21 novembre 1996 n.638616 in cui si raccomandava che “il tariffario del mod.72 dovesse essere più ampio possibile, questo non solo non avviene ma rappresenta una problematica cronica del sistema carcere, a cui la politica a causa del mancato controllo e delle procedure farraginose non pone rimedio. Per perseguire una giustizia equa sia dentro che fuori le mura del carcere, mi auspico che i prezzi vengano adeguati in tutti gli istituti, a quelli correnti di mercato, ampliando il mod. 72 con prodotti anche più economici in modo tale che i detenuti possano avere la possibilità di rispondere alle loro esigenze economiche ponendo fine a quella che è una vera e propria speculazione”.