«E’ uno spettacolo importante, molto impegnativo perché si toccano vari temi che credo possano interessare tutti gli spettatori. I rapporti tra padre e figli, tra fratelli, tra merito e moglie. Il personaggio di Maggie poi è quello di una donna completamente anticonformista, molto moderna perché non accetta di vivere in un matrimonio che ormai è ridotto solo a forma ma vuole riaffermare il proprio diritto di amare ed essere amata e ricostruire con suo marito un rapporto fatto di passione, di emozione. Dunque, è una donna piena di vita che vuole sentirsi viva e vuole vivere pienamente ogni giorno che le resta. Un ruolo pieno di energia che mi è piaciuto molto». Così Vittoria Puccini al termine dell’incontro Il Salotto a Teatro nel foyer del Teatro Comunale di Caserta. Con la Puccini anche Vinicio Marchione e gli altri attori della compagnia Paolo Musio, Francesco Petruzzelli e Franca Penone, in scena con “La gatta sul tetto che scotta” del drammaturgo statunitense Tennessee Williams, scritto nel 1954. Lo spettacolo è una produzione della Compagnia gli Ipocriti e Fondazione Teatro della Pergola e la regia è di Arturo Cirillo. La Puccini, famosa Elisa di Rivombrosa dell’omonimo serial televisivo, si è negli ultimi anni divisa tra tivù (dove tra l’altro ha interpretato Anna Karenina e si appresta ad impersonare Oriana Fallaci), e il cinema dove ha lavorato con diversi registi tra cui Gabriele Muccino (Baciami ancora) e Lucio Pellegrini (La vita facile). Vinicio Marchioni, molti ricorderanno, è l’attore reso popolare dall’interpretazione del Freddo nella serie televisiva Romanzo Criminale, nella Gatta sul tetto che scotta è Brick, marito di Maggie, alcolizzato, sportivo fallito. La tourneé è iniziata da un pò, ma la prima nazionale è in programma al Teatro della Pergola a Firenze tra dieci giorni.
Secondo Premio Pulitzer nel 1955 per il drammaturgo statunitense Tennessee Williams (il primo nel 1948 gli venne assegnato per Un tram che si chiama desiderio), La gatta sul tetto che scotta narra la storia di una donna, Maggie, che per alleviare la cocente situazione familiare in cui si trova, imbastisce una rete di bugie. Di bassa estrazione sociale, Maggie la gatta, teme di dover lasciare la casa ed il marito, se non riesce a dare alla famiglia di lui un erede. Tra giochi passionali e abili caratterizzazioni, affiorano sensualità cariche di sottintesi e di contenuti inespressi o inesprimibili; all’ideale della purezza dei sentimenti si contrappone la dura realtà di un mondo familiare e sociale pieno di ipocrisie.
«La famiglia – evidenzia il regista – è ancora il luogo dove Williams fa risuonare le sue parole, il luogo dove, grazie alla sua capacità di narrare i sentimenti dei personaggi, un gruppo di attori possono dare vita ad una coralità di conflitti. È difficile trovare in questo autore dei personaggi non risolti, dei personaggi di cui sia difficile trovare una propria emotività, sarà anche perché lui non sembra avere paura del melodrammatico, dell’eccesso, del melò, anzi li usa come parte della nostra vita».
Cirillo poi sottolinea: «Forse proprio perché non ha paura del falso e dell’esagerato riesce, per contrasto o completamento, a trovare il vero. Pochi scrittori di teatro come lui hanno avuto un rapporto così forte con l’immaginario, e non a caso la più grande industria del sogno che è il cinema lo ha coinvolto spesso, infatti “La gatta sul tetto che scotta” è un celeberrimo film hollywoodiano degli anni ’50. Ma prima è stato un testo per il teatro dove si concentra in un unico spazio temporale e fisico l’ossessione di un’idea di amore impossibile, perché troppe sono le rinunce di una famiglia dedita al successo e ai soldi, alla proprietà, in cui la vita appartiene a chi la sa comprare e a chi la vive secondo la più bieca convenzione».