Si discutera’ ovviamente a lungo dell’esito di questo voto europeo. E del resto il risultato di dettaglio lo conosceremo solo in mattinata.
I dati politici di fondo sono pero’ gia’ abbastanza decifrabili.
IL VOTO IN EUROPA
Intanto in Europa pur con risultati importanti di Le Pen, Salvini, Orban e Farange , il sovranismo non sfonda.
Popolari, verdi, in misura molto minore socialisti e liberali ottengono un risultato di fatto di tenuta e potranno probabilmente governare l’Unione ( speriamo con una linea diversa da quella tenuta in questi anni ).
Persiste e anzi si accentua la crisi ( che e’ legata – lo diciamo da tempo – alle modificazioni strutturali della composizione della societa’ e del lavoro ) della socialdemocrazia. E i risultati modestissimi delle altre forze di sinistra dicono che i nodi di fondo della crisi delle socialdemocrazie riguardano tutti a sinistra. E’ ora di prenderne atto con serieta’ per riflettere sul come uscirne piuttosto che continuare con tentativi estemporanei che hanno dislocato troppe energie fuori dal campo storico della sinistra a ridosso di illusioni populiste.
IL VOTO ITALIANO
Da noi Salvini si afferma come previsto, diventera’ piu’ aggressivo e pericoloso .
Capitola di Maio con il suo Movimento, subalterno ed ambiguo.
Si rianima in modo significativo, come appariva chiaro gia’ dalle primarie, il Partito Democratico, grazie anche alla nuova guida politica e alla scelta di promuovere una lista unitaria.
Qui va sottolineata positivamente la scelta di Articolo Uno che ha evitato frammentazioni a sinistra e ha portato un contributo essenziale alla ripresa di quello che, di fatto, e’ il partito del socialismo europeo che raccoglie forse il risultato migliore in Europa.
Ora sara’ bene evitare di avvitarsi tutti in un dibattito politicista e surreale su alleanze e formule di governo.
C’e’ da rafforzare l’opposizione a un governo che sta facendo malissimo e c’e’ da lavorare per ricostruire un nuovo rapporto con la societa’ italiana e con il mondo del lavoro così tanto cambiati.
Unica condizione questa per ricostruire anche un campo progressista largo
e articolato capace di riaprire la contesa con le destre oggi vincenti.
Una considerazione finale va’ ai miei amici e compagni della cosiddetta sinistra radicale. Come sostengo da tempo sono almeno dieci anni che quello spazio – in quella forma – si e’ esaurito.
Non sorprende il risultato ma semmai il persistere di una scarsa capacità a comprenderlo sapendo leggere e interpretare le trasformazioni sociali che lo hanno determinato.